PIZZA E SINDACATO
Conosco un tale che lavora qui vicino. Il suo datore di lavoro ha fermato l’intera fabbrica per mezza giornata, invitando le maestranze a seguirlo presso la sala conferenze di un grande albergo della zona.
Nessuno dei dipendenti si è potuto defilare. L’ordine è stato tassativo.
Nella sala grande, riempita per metà dai banchetti allestiti per il rinfresco, il datore ha travolto i dipendenti con numeri e grafici sull’andamento produttivo, dettagliando ad una ad una tutte le voci di un anno vittorioso, per concludere l’intervento con un banale e scontato “siate fieri di ciò che avete contribuito a fare, continuate così”.
Zero premi, solo un grazie. E un paio di pizzette in omaggio
Al tale non è sfuggito il sarcasmo della collega anziana seduta al suo fianco. Niente di che, mi dice, Solo un appunto al sermone.
La vecchia dipendente si è lasciata andare sottovoce a qualcosa che molti hanno pensato, vale a dire che se le pizzette si fossero tramutate in euro, tutti sarebbero stati più contenti.
Percorrendo i duecento metri che separano il parcheggio dallo Stabilimento, mi sono abbandonato a qualche considerazione.
L’azienda per cui lavoro è sindacalizzata. Ogni anno, poco prima di andare in ferie, e a prescindere dal meteo, la mia bustapaga si gonfia del doppio per partorire un bel premio.
Molti pensano che sia merito del datore di lavoro e che il sindacato non c’entri per nulla. Altri ancora confondono le conquiste sindacali con i diritti insìndacabili, negando di fatto un passato di infinite lotte per migliorare le condizioni dei lavoratori.
Eppure mi chiedo cosa sarebbe successo ai denigratori tutti e alla moltitudine di menefreghisti, se invece dell’euro in tasca si fossero trovati le pizzette in pancia.
Avrebbero forse pensato all’incapacità del sindacato o al padrone paraculo?
Ecco, magari a luglio ricordatevene.
Fabrizio Zandegiacomo
RSU FEMCA CISL Luxottica Pederobba