Nelle prossime settimane si discuterà delle misure sul lavoro e potremo valutare nello specifico le proposte del governo. Le anticipazioni, a partire dalla riscrittura dell’art. 18, non ci fanno stare tranquilli. Il Governo sembrerebbe intenzionato a scegliere la strada indicata dalla parte più estremista di Confindustria che vuole le mani libere non contro il sindacato, ma contro i lavoratori, soprattutto quelli più giovani.
Dunque, messa in discussione del reintegro per i vecchi e per i nuovi assunti demansionamento, misura che serve a ridurre i costi e mortificare la professionalità; riforma degli ammortizzatori sociali che abolisce la cassa straordinaria e la deroga, dentro la crisi più devastante che il paese abbia mai avuto, senza i quali avremmo già decine di migliaia di disoccupati in più; salario minimo legale abbandonando minimi salariali inseriti nei contratti , prima per i nuovi assunti e poi, nel tempo, per il resto dei lavoratori. Insomma, giovani trattati peggio dei vecchi, licenziabili senza alcuna obiettiva ragione, con un salario che diventa ufficialmente un sussidio e consegnati nelle mani di un’impresa che esprime un dominio assoluto nei loro confronti. L’oggetto di scambio proposto dal Presidente del Consiglio sembra essere la legge sulla rappresentanza: davvero poca ed irrilevante cosa di fronte alle decisioni che il governo si appresta a prendere! Aspettiamo di vedere i testi e, come sempre, andremo alla convocazione delle assemblee dei lavoratori per informare, interpretare, chiarire la reale portata del cosiddetto jobs act. Temiamo non sarà una bella lettura.
Una cosa è certa: la determinazione del Presidente del Consiglio ed i consensi fin qui registrati, dentro e fuori il Governo, ci dicono che sarà una battaglia dura nella quale il sindacato deve mettere in campo non solo le proprie forze ma aggregare una parte rilevante dell’opinione pubblica. E’ questo il motivo per cui le Confederazioni hanno l’obbligo di ricercare una posizione unitaria comune abbandonando tatticismi che sono davvero lontani dalla gravità della situazione. Non è il tempo di battaglie solitarie e minoritarie: è il tempo di una grande battaglia che unisca tutte le forze disponibili. Riteniamo indispensabile, a questo proposito, annullare tutte le manifestazioni d’organizzazione perché non vanno oltre il profilo identitario e non danno la misura di un campo di contrasto che si allarga per diventare maggioranza nel paese. Farebbero solo danni e preparerebbero il terreno alla sconfitta. Il Presidente del Consiglio ha cercato di dividere il sindacato per rendere la sua opposizione debole, noi abbiamo il dovere di unire tutti i lavoratori per vincere la battaglia più significativa di questo tempo. E’ necessario, quindi, un piano di iniziative unitario ed una grande campagna di informazione capillare perché ogni italiano ed ogni italiana possano conoscere le misure del Governo e così essere partecipi di una grande mobilitazione. Noi intendiamo fare cambiare opinione al Parlamento ed una mobilitazione che vede tutto il sindacato unito è la sola che può risultare vincente.
FILCTEM CGIL – Miceli, FEMCA CISL – Gigli, UILTEC UIL – Pirani