Accordo aziendale Luxottica: non solo staffetta generazionale
«In questi giorni l’accordo integrativo aziendale sottoscritto in Luxottica ha avuto una risonanza nazionale, in particolare per l’avvio della cosiddetta “staffetta generazionale“, una sorta di passaggio di testimone (il posto di lavoro) tra lavoratori più anziani e (potenziali) lavoratori più giovani.
L’interesse e il plauso ottenuti sono certamente meritati, se non altro perché confermano il ruolo di avanguardia contrattuale che questa azienda si è guadagnata, non da oggi, sul campo.
Qualche commentatore ha proposto che un simile livello aziendale di contrattazione diventi alternativo a quello nazionale; altri, invece, hanno elogiato la conferma di una contrattazione aziendale che rimane saldamente ancorata a quella nazionale. Altri, infine, hanno messo in luce la lungimiranza della direzione aziendale, cui è corrisposta una positiva – ma subordinata – disponibilità sindacale.
Quello che, invece, è sfuggito ai più, è che l’accordo aziendale è composto di ben 46 pagine, di cui solo due sono dedicate alla famosa staffetta generazionale. Ma è proprio qui che occorre soffermarsi, se si vuole capire in profondità cos’è veramente accaduto durante le lunghe e laboriose ore di confronto contrattuale.
Per andare al sodo, va evidenziato come 5 pagine dell’accordo riguardino le “relazioni sindacali e il coinvolgimento e partecipazione dei lavoratori“, 15 pagine siano dedicate “all’organizzazione del lavoro e alla gestione dell’orario di lavoro“, e 12 pagine interessino il “premio di risultato“, che sono gli aspetti più critici e controversi dei rapporti tra imprese e lavoratori nel cambio di fase realizzatosi durante la crisi.
Questo significa che l’innovazione è possibile solo in un contesto condiviso di gestione dell’azienda, dagli aspetti organizzativi, agli orari, al salario.
In altre parole, la differenza viene fatta da un rapporto contrattuale partecipativo, non ideologico, con al centro il comune interesse del buon funzionamento dell’azienda.
Perché solo da questo interesse collettivo scaturiscono risultati positivi sia per la parte imprenditoriale che per quella sindacale. Quanto siamo distanti dall’approccio antagonista e ideologico che ha caratterizzato le relazioni sindacali di altre grandi aziende del nostro Paese!
Certo, è necessaria una dirigenza aziendale aperta e illuminata, ma non meno importante è il ruolo di un sindacato responsabile e attento agli interessi concreti dei lavoratori.
Questo è ciò che fa la differenza fra vecchio e nuovo, tra ideologia e pragmatismo, tra “buona e cattiva” azienda, tra un Sindacato al passo con i tempi e uno più nostalgico.»
da sx Annamaria Furlan (Segretario Generale CISL)
Franco Lorenzon (Segretario Generale Cisl Belluno Treviso)